FIGLIE DEL MARE
" Figlie del mare" è una storia d'amore profondo che lega due sorelle, sullo sfondo di una tragedia a noi ancora poco nota: quella delle "donne di conforto", ragazze rapite e trasformate in prostitute per i soldati dell'esercito imperiale giapponese prima e durante la Seconda guerra mondiale.
Una storia che ci trascina negli abissi degli orrori che la seconda guerra mondiale ha portato in tutto il mondo ; ogni paese ha vissuto orrori, morti di civili , abusi , fame e neanche la Corea è stata risparmiata diventando vittima del Giappone e del suo popolo che ha commesso tante atrocità e a pagare , come spesso è successo, sono le donne e i bambini e in questo caso , bambine e donne che venivano prelevate , assalite, violentate e fatte diventare " donne di conforto" per i soldati giapponesi.
Sono state strappate dal loro paese, dalle loro famiglie, dalla loro infanzia , dai loro vestiti e anche dalla loro anima per soddisfare i bisogni animali di belve senza cuore. Molte non arrivavano neanche a destinazione , morivano prima.
Tutto questo è toccato ad Hana, la nostra protagonista che è riuscita a far scampare lo stesso destino alla sua piccola sorellina , non immaginando l'orrore che avrebbe vissuto; non immaginando che le sarebbe stata tolta anche la sua identità , la sua anima.
Ogni violenza, ogni abuso , ogni possessione, Hana imparerà a trattenere il fiato sempre di più, restare in apnea sarà il suo unico modo di estraniarsi dal suo corpo e dalla violenza che subisce per restare ancorata al ricordo della vecchia Hana, quando era una pescatrice di perle.
La sua anima è a pezzi e fidarsi del prossimo le viene difficile, del resto come darle torto dopo che si vive tutto quell'orrore?
Hana dimentica cosa significa una carezza senza violenza, un abbraccio senz' abuso e penserà spesso a sua sorella Emi, che nello stesso tempo sta vivendo altri dolori , altri orrori.
La vita della famiglia di Hana è stata fatta a pezzi dal momento della sua scomparsa, nulla è più lo stesso ed Emi porterà sempre quel vuoto nel suo cuore, la non rassegnazione, un dolore fisico e spirituale che l'accompagnerà per il resto dei suoi giorni.
E' una storia forte, cruda e , a volte, avrete bisogno di respirare talmente che avrete trattenuto il respiro per non piangere.
Una storia acuta che conferma sempre come l'essere umano, a volte ,di umano non ha nulla quando si tratta di potere; una storia dura ma che vi coinvolgerà facilmente anche per la leggerezza della scrittura.
La storia è strutturata in due tempi : il passato con Hana , il presente di Emi e io adoro questo tipo di tecnica letteraria perché è intrigante e coinvolgente .
Questo testo lo abbiamo letto nel Gruppo di lettura Storie Militanti e , molte di noi hanno trovato difficile proseguire nella lettura per il troppo dolore che emerge , io no , mi piacciono le storie così dure, così vere perché sono umane, veritiere e soprattutto ti insegnano sempre qualcosa.
Per chi ha letto "Io non mi chiamo Miriam" o " Lettera a un bambino mai nato" dovete recuperare assolutamente anche questo perché sì, vi struggerà il cuore, ma servirà anche a far valere i nostri diritti di donna che , spesso, in quanto tale, ci vengono calpestati.
Questi testi ci servono a lottare, a non farci soccombere , a non farci calpestare più da niente e nessuno perché prima di essere donne siamo Esseri umani e dobbiamo avere gli stessi in quanto tale.
A fine storia ho trovato anche la didascalia dei testi usati dell'autrice per approfondire l'argomento sulle "donne di conforto" e ho deciso di approfondirlo anche io con uno dei testi citati dall'autrice.
Ah, dimenticavo leggete questo testo soprattutto come schiaffo morale verso la Corea e il Giappone essendo che questa orrenda parentesi di storia fanno di tutto per occultarla.
La vostra Libraia Pazza
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